Cosa vuol dire il nome MERAK e perché l’ho scelto?

Scegliere un nome tenendo conto di obiettivi e valori. MERAK: Una parola intraducibile, un concetto perfettamente definito.

· Merak story

 

“Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”.

Queste parole vengono dall’incipit di uno dei miei romanzi preferiti, letto con tutto l’ardore dei vent’anni e rimasto indelebilmente nel mio cuore: Cent’anni di solitudine, di Gabriel Garcia Marquez.

Ho sempre trovato questa frase di una bellezza disarmante, di un’efficacia così incisiva, precisa come un puntaspilli e amplificante come un caleidoscopio, tant’è che la uso spesso anche nei corsi di formazione e nelle consulenze per professionisti quando parliamo di cosa vuol dire definire la propria identità.

C’è un momento, prima della nascita effettiva di qualcosa - ma anche di qualcuno! - che quella cosa lì esiste già, almeno in potenza, ma ancora non ha nome. Il suo significato aleggia, ma ancora non si posa da nessuna parte. Esiste la potenza di un contenuto, ma non la solidità di una forma. Questo momento, intenso e delicato, è davvero prezioso, e per questo va vissuto, osservato a custodito con calma.

La mia storia di professionista: due sole certezze per andare alla ricerca di un nome

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Avevo due certezze, e mi sono detta: partiamo da quello che c’è.

Certezza numero 1: la scrittura e le parole sono sempre state la mia passione, e farne un lavoro sarebbe stato difficile, ma in quel momento della mia storia professionale era imprescindibile. Scrittura e parole sarebbero state lo strumento per lavorare con le persone: mai un fine, ma sempre un mezzo.

Certezza numero 2: non volevo che il mio studio si chiamasse come me, non volevo dare il mio nome “Silvia Bernardi”, e non perché abbia qualcosa in contrario con il naming di questo tipo (anzi!) ma perché ciò che ho sempre avuto in mente è qualcosa che ha sì a che fare con me, ma si espande ben prima e ben dopo di me, con progetti, collaborazioni e attività che mutano e si evolvono nel tempo indipendentemente dalla mia qualifica di copywriter, autrice, scrittrice o promotrice della lettura. Volevo, quindi, che il nome del mio progetto fosse svincolato dal mio nome e cognome.

Ho compreso, quindi, che volevo dare al mio studio di comunicazione un naming evocativo, che sollecitasse quindi i valori e punti fermi alla base del mio lavoro come libera professionista, ovvero:

  • passione e positività
  • creatività e originalità
  • solidità, affidabilità e struttura
  • fiducia nella connessione tra cose, fatti e persone

MERAK: la parola giusta, ma soprattutto il concetto giusto

Mi sono quindi messa sotto e, ricerca dopo ricerca, ho trovato la parola MERAK.

MERAK è una parola serba - ma troviamo sue declinazioni anche in turco e in albanese - che a sua volta viene dal greco MERAKI, ed è intraducibile con un unico termine italiano.

Potremmo dire che MERAK è quando fai qualcosa con tutto te stesso, e ci metti tutto ciò che sei, che puoi, e che hai a disposizione in quel momento. Che sia tanto o poco, tu ce lo metti.

MERAK è mettersi in gioco con passione, creatività e amore, e di solito è difficile trovare uno di questi tre elementi non accompagnato dagli altri due.

MERAK è avvertire un senso di completezza e appartenenza all’universo, o comunque a qualcosa di più grande di noi, una pace vasta, un nutrimento vero, dato dalle cose semplici ed essenziali della vita.

E non solo: MERAK è anche il nome di una stella della costellazione ORSA MAGGIORE (non a caso, Orsa Maggiore è il nome che ho dato al mio workshop dedicato ai professionisti) ed è anche il nome di una città sul mare, in Indonesia. Le stelle, il mare: le bellezze semplici della vita.

Quando ho incontrato MERAK, sapevo che era il nome giusto.

E il fatto che fosse intraducibile con un’ unica parola italiana me ne ha confermato l’efficacia: un concetto è più profondo di un significato, perché è più declinabile, più orizzontale e più spendibile. E io sapevo anche che volevo che il mio studio creativo potesse evolversi e trasformarsi, ma sapevo anche se sarebbe rimasto fedele al mio modo di lavorare.

Stesso concetto, progetti diversi: evolversi rimanendo fedeli a se stessi

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Oggi, sei anni dopo, mi occupo ancora di scrittura e parole (e ho pubblicato anche il mio primo romanzo per ragazzi, Il Segreto del Carillon, edito da Mondadori), e MERAK è uno studio di progetti per professionisti, adulti e ragazzi che vogliono portare la scrittura e la lettura nel lavoro nella vita.

Mi occupo di consulenze e formazione, organizzo corsi e workshop per grandi e laboratori per piccoli, e scrivo ancora molto, ma soprattutto mi interessa trasmettere un metodo di lavoro ai miei clienti, perché la scrittura si modifica, ma il metodo acquisito per descrivere se stessi e il proprio mestiere resta.

MERAK si è trasformato, mi sono trasformata, è cambiato il cosa ma non è cambiato il come: con passione, dedizione, costanza, fermezza, creatività e amore.

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Qualche mese dopo aver deciso che il mio studio si sarebbe chiamato MERAK ero a Milano, e ho trovato tra gli scaffali della libreria Gogol and Company il libro Lost in Translation - cinquanta parole intraducibili dal mondo, di Elle Francis Sanders, edito da Marcos Y Marcos.

Mi è sembrata una bella pacca sulla spalla, anzi, uno di quei begli abbracci che ti stringono da dietro, e ti fanno sentire nel posto giusto al momento giusto, nelle bellezze semplici della vita.